Questa giornata, come quella passata e le prossime, hanno tra i vari obiettivi quelli di prenderci cura del territorio in cui viviamo, rimandiamo quindi alle seguenti iniziative di sabato 20 (h 15:00) e domenica 21 (h 10:00) organizzate da Casa Crescenzago per le e i bambine/i e l’ambiente.
Come ultima iniziativa del mese, venerdì 26 novembre dalle 18:30 aperitivo e a seguire presentazione e dibattito:
“Di fronte alla crisi climatica mondiale che stiamo vivendo e ad una pandemia in atto, le istituzioni cercano di trovare una soluzione battendo sulla responsabilità civile dell’individuo: “chiudete l’acqua mentre vi lavate i denti, spegnete sempre tutte le luci” ma anche “non andate a correre, state a casa la sera, vaccinatevi”.Questo approccio stride con la realtà di un mondo globalizzato in cui un numero relativamente ristretto di grandi multinazionali domina il mercato ed è responsabile della maggior parte dell’inquinamento e dei disastri sociali e ambientali che si celano dietro l’abbondanza della società capitalista.
A fronte della fame di profitto vengono ignorati i bisogni essenziali. Cosa mangiamo, dove viviamo e su quali basi sono costruite le nostre collettività. Per ogni bisogno semplice ed essenziale vengono proposte miriadi di servizi e prodotti che nascondono la miseria della quotidianità nella società industriale. Dal bisogno di ripartire da ciò che è essenziale nasce l’incontro “monoculture della mente”. Agroindustria, monocolture, allevamenti intensivi, grande distribuzione e fast food. Come la società industriale risolve il bisogno essenziale di cibo? In che modo la produzione tecnologica di cibo modifica i luoghi? La storia, relativamente breve, della colonizzazione dell’Amazzonia e del Cerrado da parte dell’agroindustria, mostra tutte le contraddizioni di queste pratiche. L’Amazzonia è a un punto critico, in soli trent’anni, la deforestazione è avanzata fino a mettere in crisi l’equilibrio biologico millenario che sostiene il suo ecosistema. In Brasile, la foresta pluviale e la meno celebre savana del Cerrado stanno scomparendo, sostituite da enormi monocolture. Dove un tempo c’era una biodiversità selvaggia e incontaminata, oggi vi sono sconfinati campi, in cui un’unica pianta sterile si ripete serialmente fino dove lo sguardo può arrivare. L’invasione dei territori delle comunità indigene che
da millenni abitano la foresta è l’esempio eclatante di come il capitalismo non permette alternative alla sua mono-cultura, o ci sei dentro o sei destinato a scomparire. La rapidità con cui questo sta avvenendo ci mostra la voracità, l’arroganza e l’impossibilità di convivere con questo sistema.
Ci incontriamo venerdì 26 per conoscere meglio la società in cui viviamo, i nomi dei grandi marchi che sfamano e affamano il mondo e come agiscono. Ci incontriamo anche per condividere le forme di resistenza che le popolazioni espropriate dai loro terreni stanno mettendo in pratica e per capire in che
modo contribuire alla resistenza contro la monocultura dei campi e della mente.”